Un feticcio è una storia mascherata da oggetto. È intorno a questo concetto che Valerie Steele percorre in "Fetish" la storia e la fenomenologia del feticismo attraverso le immagini, l'arte, la fotografia, il cinema, le pratiche sottoculturali: figure, racconti, scene dell'immaginario, in cui si stagliano provocanti fantasie.
Il libro vaglia i rapporti delle ricerche psicoanalitiche e individua nel sistema di relazioni tra moda ufficiale e stili di strada il motore della normalizzazione e della diffusione delle pratiche feticistiche.
Il feticismo, secondo l'autrice, funziona come commutatore tra l'immaginario di un'epoca e le pratiche sessuali che ad esse possono fare riferimento, facendo la sua comparsa in Europa nel XVIII secolo, periodo di transizione, durante il quale atteggiamenti e comportamenti sessuali tradizionali cominciarono ad evolversi verso un modello moderno.
Il feticismo è particolarmente significativo in questo momento storico perché non è più associato alle "perversioni" sessuali individuali, diventando un discorso molto consueto. Molti mezzi di comunicazione, infatti, hanno fatto propri alcuni contenuti feticisti, strappandoli al solo dominio delle sottoculture o dei trattati di psicoanalisi sulle "perversioni sessuali". L'autrice individua nel potere semiotico della marca il motore della socializzazione dell'estetica fetish, dimostrando quanto sia complesso il processo di adozione di stilemi feticisti da parte delle grandi griffe e dei brand internazionali. Non c'è oggetto dell'immaginario feticista che oggi non venga riciclato dalla moda. E tutto il "lusso" del fetish, afferma la Steele, può essere contenuto nell'esagerazione che lo caratterizza in tutte le sue manifestazioni.
Valerie Steele è una storica della cultura specializzata in storia della moda. Dirige il Museum del Fashion Institute of Technology di New York (Virginia Salvucci).
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Valerie Steele, Fetish, pagg.307, Meltemi editore, Euro 23,50.
fonte:
www.hdemia.it